NEL MISTERIOSO EGITTO


    Quel giorno il sole splendeva nel cielo, il caldo era quasi soffocante ma la scuola era finita da pochi giorni ed ancora dovevano trascorrere interminabili giorni nel cemento della città prima di iniziare la stagione estiva.
   Estella stava crescendo in fretta, i suoi genitori lo sapevano bene, ed avevano deciso di premiarla per gli ottimi risultati a scuola regalandole un viaggio per la sua promozione: "La scelta è tua" - le dissero - "Scegli il luogo che preferisci". 

    Con impetuoso fremito e gli occhi brillanti di eccitazione, corse verso la libreria, allungò le braccia per arrivare allo scaffale più in alto; proprio lì c'era il mappamondo che il nonno le aveva regalato qualche anno prima. 

 Non voleva perdersi nulla di quel momento, l'aveva desiderato tanto, ma sapeva già quale sarebbe stata la sua destinazione. 


    Fece un balzo con la memoria a quel libro che il nonno le leggeva ogni pomeriggio prima del riposino. Ricordava nitidamente quale fosse l'argomento, sentiva quasi il calore sulla pelle, la sabbia e i mille odori di spezie. La sua meta sarebbe stata l’Egitto.

    Non stava più nella pelle, la sua destinazione la chiamava urlando e le sue avventure erano vicine. "Prepara la valigia, giovedì si parte" - disse la mamma con un dolce sorriso che accompagnava quella lieta ed emozionante notizia.
    
    "Giovedì" - pensava - "che bel giorno il giovedì, mi sembra proprio un bel giorno per affrontare un viaggio. Ricordo che Horus fosse la rappresentazione di Giove" - ma iniziava a fare fatica a ricordare questi dettagli - "Porterò con me il libro del nonno, sarà bene ripassare prima di arrivare là. Lo leggero sull'aereo! Sì, mi sembra un'ottima idea per recuperare tempo". Mentre tutti questi pensieri affollavano la sua testa la stanza era esplosa in un vortice di abiti, ma la valigia sul letto era ancora vuota. Poggiò il libro sul fondo della valigia e si concentrò per portare a termine l'attività che mamma le aveva assegnato.


    L'arrivo al El Cairo era giunto, Estrella aveva divorato il libro che aveva messo in valigia - si sentiva pronta e preparata a questa nuova avventura: uscire dall'aeroporto, in un posto completamente nuovo, era elettrizzante.
    
    Non appena uscite dall'aeroporto, mamma e figlia si accomodarono sui sedili di velluto blu del pullman,  che caldo faceva! Fortunatamente qualcuno aveva sistemato le valigie per loro, tutto era pronto per iniziare l’avventura; sull’autobus che le avrebbe condotte in hotel aveva l’aria condizionata - che fortuna!

Estella era una bambina con dei bei ricci castani e gli occhi castani, tipica bambina di origine Spagnola, dalla pelle olivastra e il fisico un po’ tondo.
     La mamma, Isabel, era identica a lei, solo molto più grande.

    Il pullman stava rallentando, questo significava l’avvicinarsi all'albergo, ma il sole era troppo forte e non si riusciva a scorgere nulla se non la forma di un imponente palazzo.
    L’autobus si fermò vicino ad una grande palma che proiettava la sua ombra e gli occhi di Estella videro una bellissima fontana i cui spruzzi scintillavano al sole, una splendida scalinata di marmo e ad ogni gradino un cameriere che teneva in mano un vassoio contenente delle leccornie; la bimba era affamata quindi scese di corsa mano nella mano con la sua mamma e si fiondò sulle prelibatezze che i camerieri offrivano, quale gesto di benvenuto.

    Con la bocca piena, ringraziò il cameriere a cui aveva svuotato il vassoio e corse dietro alla mamma dirigendosi verso il grande portone che, mentre si apriva, sembrava chiamarle: “Venite, accomodatevi!”; all'interno era un tripudio di lampadari di cristallo, pregiatissimi tappeti, soffici divani, statue e fontane di marmo bianco.

    Ad Estella sembrava di vivere dentro una favola; mentre il facchino dell’hotel Ambassador caricava le valige sull'ascensore, Estella abbracciò la mamma ringraziandola ancora una volta per lo splendido viaggio.

    Arrivate in camera, la stanchezza prese il sopravvento, dopo una rapida doccia un bel sonno ristoratore era quello che serviva per prepararsi alle avventurose escursioni previste per il giorno dopo.



    Drin Drin!! 
    
Isabel con voce assonnata rispose al telefono, una voce gentile ma impersonale le disse: “Buongiorno signora, servizio sveglia. Sono le sei, la colazione è prevista alle sette nel Salone Grande mentre il raduno con gli altri partecipanti, nella hall alle otto esatte”.

    La donna svegliò Estella esortandola a far presto; la bimba non fece i capricci come le altre mattine, velocemente si alzò, lavandosi e vestendosi in tempo record. Mentre la bambina balzava da una parte all'altra della stanza immaginando cosa sarebbe potuto accadere durante quella giornata, la mamma finì di sistemare i suoi capelli specchiandosi nella toletta  ed insieme scesero a fare colazione.

Indossavano entrambe camicia bianca e pantaloni di cotone color ecrù incastrati negli stivaletti in tinta e zainetti di juta, vestite proprio come nei libri venivano descritti gli esploratori: la strada sarebbe stata lunga e faticosa ed un abbigliamento fresco era quello più indicato per la situazione.

    Incontrati gli altri partecipanti, salirono su un autobus, non bello ed elegante come quello dell’aeroporto, era un autobus un po’ sgangherato, senza aria condizionata, con i finestrini abbassati per far circolare l’aria all’interno ed evitare di soffocare nel caldo torrido del deserto.

    Questa scelta era abituale per questo tipo di escursioni, così da ingannare le bande di predoni del deserto, facendo credere loro che si trattava di gente del luogo che si recavano al lavoro ed evitare così attacchi e rapine.

    Estella era eccitatissima, non riusciva a star seduta, saltava da un finestrino all’altro per ammirare il paesaggio, che poteva sembrare monotono fino a quando si cominciarono ad intravedere le piramidi.
Prima erano solo delle immagini scure che si stagliavano tra il color ocra della sabbia e l’azzurro intenso del cielo ma, man mano che si avvicinavano, cominciarono a prendere forma erano veramente maestose, più di quanto Estella avrebbe mai immaginato, come nessun libro avrebbe mai potuto descriverle.


    L’autobus si fermò bruscamente, Isabel tenne Estrella per un pelo prima che cadesse a terra ma lei non riusciva a contenere l'emozione, si sganciò velocemente dalla presa e appiccicò il naso al finestrino più vicino:  in prossimità la Sfinge e dietro, maestose, si ergevano le Piramidi di Giza.

  
 
I turisti scesero dal pullman e rimasero incantati dall’imponenza e bellezza delle costruzioni che avevano di fronte.
Le guide, avvicinarono i cammelli al gruppo, invitandoli a salire.

    Estella non aveva mai visto un cammello da vicino e malgrado gliene avessero assegnato uno di giovane età, in confronto alla piccola sembrava enorme.

Si incamminarono a bordo delle “navi del deserto”, così vengono chiamati i cammelli proprio per la loro capacità di camminare nel deserto per giorni e giorni, anche senza mangiare e bere; l’andatura dondolante era quasi rilassante e malgrado il caldo, Estella e la mamma, parevano apprezzare molto la passeggiata.

    Improvvisamente alla loro destra si alzò una nuvola di sabbia, incuriosito il gruppo di turisti si fermò a guardare, pensando ad una tempesta, ma purtroppo non era così, una banda di predoni si stava avvicinando al loro gruppo, a dorso di cavalli molto più veloci dei cammelli, per questo motivo non ebbero la possibilità di fuggire.


    Isabel, intuendo il pericolo, fece scendere la piccola Estella, esortandola a nascondersi tra le dune ed a non muoversi per nessun motivo, lei così piccola avrebbe potuto nascondersi con facilità.
I predoni raggiunsero il gruppo ed armi alla mano, legarono i cammelli ai loro cavalli, trasportando così i turisti in luogo più sicuro dove derubarli comodamente.

    Nel frattempo Estella, tremante non sapeva cosa fare, era rimasta completamente sola nella vastità del deserto, pensò di dirigersi verso l’unico punto di riferimento che aveva: la grande piramide di Cheope.

Camminò a lungo, affondando i piedini nella sabbia rovente e la piramide non era così vicina come sembrava ad occhio nudo, passarono parecchie ore prima che la bimba la raggiungesse.
Il sole cominciava a tramontare ed Estella era veramente in ansia per la sorte della sua mamma ed era preoccupata perché non sapeva né dove né come avrebbe trascorso la notte.

    Quando arrivò in prossimità della piramide, il sole era quasi tramontato e le ombre della sera si allungavano, gettando un’aria spettrale tutt’intorno.

    Quando all’improvviso, da una fessura tra le pietre delle piramide…….



Se vi è piaciuto questo primo capitolo non esitate a commentare, saremo lieti di continuare la storia!

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